Archive for the ‘segnavia’ Category

mentecatti politicamente corretti crescono/3
18 marzo 2012

Ecco come la penso:

“Lo devo dire soprattutto per la vecchia e ‘dura’ sinistra: noi guadagnammo il nostro diritto di parola e di intervento soprattutto grazie all’esperienza, al sacrificio e al lavoro. Nessuno di noi si sarebbe mai alzato per dire che la nostra sessualità o pigmentazione o un nostro handicap erano di per se stessi titoli di merito. Ci sono molti modi di datare il momento in cui la sinistra perse o – come preferisco dire – rinunciò al suo vantaggio morale, ma questa era la prima volta che dovevo assistere a una svendita così a buon mercato”.

Dalle memorie di Christopher Hitchens, Hitch 22, Einaudi, 2012, p. 153

mia madre (e pure la vostra, cosa credete)
10 gennaio 2012

Sotto la mannaia, mia madre mi avrebbe sgridato perché avevo dimenticato il foulard.

Louis-Ferdinand Céline, Viaggio al termine della notte

il libro del duemilaundici
7 gennaio 2012

Nell’autunno del 1944, Vasilij Grossman era corrispondente di guerra a seguito dell’Armata Rossa quando questa liberò il campo di sterminio di Treblinka. La sua testimonianza, L’inferno di Treblinka, fu usata anche al processo di Norimberga. Sulla storia agghiacciante di uno dei più mortiferi campi di sterminio nazisti, c’è poi il fondamentale contributo di Gitta Sereny, In quelle tenebre, la lunga intervista fatta in carcere a Franz Stangl, comandante del campo, la cui versione viene collazionata con analoghe interviste alla moglie, alle figlie, ad altre SS e ai pochi superstiti dall’inferno, o dalle tenebre. Alcuni dei superstiti sono gli stessi che raccontano nel più importante film documentario mai girato sull’Olocausto, le nove ore di Shoah di Claude Lanzmann. Il regista ci mise undici anni per mettere insieme il materiale. Quasi dieci anni, pure, ci mise Vasilij Grossman a scrivere Vita e destino, a dimostrazione che le opere dell’uomo fatte per durare hanno bisogno di tempo, fatica, lavoro, dedizione, cura. Non sono più tempi per certe cose. Lo finisce nel 1960, ma all’inizio del 1961, il KGB sequestra il manoscritto. Il romanzo vedrà la luce solo nel 1980, in russo ma in edizione francese e lacunosa. Solo nel 1990 si avrà un’edizione completa. Grossman voleva scrivere il Guerra e pace del Novecento, quale hybris, ma c’è riuscito. Gli eventi ruotano attorno alla controffensiva russa a Stalingrado, punto di inflessione della IIª Guerra Mondiale in Europa, ma spostandosi in molti altri scenari e abbracciando numerosi personaggi, variamente legati fra loro. È un libro immenso, uno di quei libri che, una volta letti, lasciano il segno per sempre. Durante l’arco di tempo che ho impiegato, la primavera scorsa, a leggere le sue 827 pagine, il momento più bello della giornata era quello in cui, di solito la sera prima di dormire, tornavo a sprofondare fra le sue righe. Non ne avevo già bisogno, ormai, ma Vita e destino è stato l’ultimo e definitivo colpo all’ideologia. E a tutto quel genere di ammiccamenti così in voga nel mondo intellettuale e artistico italiano, per non parlare della blogosfera. C’è anche un bel sito, il Centro studi vita e destino, che ho appena scoperto, pieno di notizie e materiali e con, tra le altre  cose, una lista dei personaggi scaricabile in pdf che se l’avessi saputo prima mi sarebbe stata molto utile nella lettura.

la gente solitaria
3 gennaio 2012

La gente solitaria cuando encontraba compañía se convertía en un animal sin piel al que cualquier caricia le hacía daño.

Rafael Chirbes, La caída de Madrid (2000)

il cinema secondo Scorsese
7 novembre 2011

Qualche giorno fa, mentre cercavo un libro sulla storia del cinema classico americano, mi sono invece  imbattuto in A Personal Journey with Martin Scorsese Through American Movies, documentario del British Film Institute del 1995. Complice il fine settimana da diluvio universale, sabato ho deciso di affrontarne la visione, che immaginavo sarebbe stata impegnativa, perché il video è in inglese e senza sottotitoli e dura tre ore e tre quarti. Avevo anche una notevole aspettativa, perché Scorsese non è solo uno dei più importanti registi viventi, ma pure un grande storico del cinema. Dire che la mia aspettativa non è andata delusa è dire molto ma molto poco, perché il video è assolutamente meraviglioso. Ho passato tutto il sabato pomeriggio e sera, e la domenica pomeriggio e sera attaccato allo schermo, perché la durata del documentario si è dilatata a dismisura a causa degli otto fogli di appunti che ho preso. Avrò film da vedere per i prossimi dieci anni. Martin Scorsese, seduto e guardando in camera, racconta la sua personale formazione come spettatore e regista, e mostrando e commentando decine di sequenze, fa la storia  del cinema americano dal “primo grande maestro”, David W. Griffith, alla fine degli anni sessanta. Qui si interrompe, cioè quando comincia lui stesso a girare, per evitare di parlare di sé e dei suoi compagni di generazione. Il più recente film citato è Barry Lyndon di Kubrick, del 1975. Nel mezzo, sono veramente tanti i film e i registi menzionati. Il documentario è diviso in tre parti, ognuna delle quali a sua volta è suddivisa in vari capitoli: si inizia con The Director Dilemma, la ricerca dell’equilibrio tra l’espressione personale e le necessità dello studio system hollywoodiano. Si continua poi con The Director as Storyteller, attraverso tre generi: il western, il gangster film e il musical. Seguono poi The Director as Illusionist; The Director as Smuggler; The Director as Iconoclast. Se vi piace il cinema, vi consiglio proprio di avere questo titolo nella vostra videoteca.

memento
2 novembre 2011

Déjame que te hable en esta hora
de dolor con alegres
palabras. Ya se sabe
que el escorpión, la sanguijuela, el piojo,
curan a veces. Pero tú oye, déjame
decirte que, a pesar
de tanta vida deplorable, sí,
a pesar y aun ahora
que estamos en derrota, nunca en doma,
el dolor es la nube,
la alegría, el espacio,
el dolor es el huésped;
la alegría, la casa.
Que el dolor es la miel,
símbolo de la muerte, y la alegría
es agria, seca, nueva,
lo único que tiene
verdadero sentido.
Déjame que con vieja
sabiduría, diga: a pesar, a pesar
de todos los pesares
y aunque sea muy dolorosa y aunque
sea a veces inmunda, siempre, siempre
la más honda verdad es la alegría.
La que de un río turbio
hace aguas limpias,
la que hace que te diga
estas palabras tan indignas ahora,
la que nos llega como
llega la noche y llega la mañana,
como llega a la orilla la ola:
irremediablemente.

Claudio Rodríguez, “Lo que no es sueño”, in Alianza y condena (1965)

Aggiornamento: aggiungo traduzione, fatta un po’ in fretta, ma si accettano suggerimenti, soprattutto da chi so io.

Lascia che ti parli in questa ora

di dolore con allegre

parole. È risaputo

che lo scorpione, la sanguisuga, il pidocchio,

curano a volte. Ma tu, ascolta, lascia

che ti dica che, malgrado

tanta vita deplorevole, sì,

malgrado e anche ora

che siamo sconfitti, mai domati,

il dolore è la nube,

l’allegria, lo spazio,

il dolore è l’ospite;

l’allegria, la casa.

Che il dolore è il miele,

simbolo della morte, e l’allegria

è aspra, secca, nuova,

l’unica cosa che ha

veramente senso.

Lascia che con vecchia

sapienza, dica: malgrado, malgrado

tutti i dispiaceri

e sebbene sia molto dolorosa e sebbene

sia a volte immonda, sempre, sempre

la più profonda verità è l’allegria.

Quella che di un fiume torbido

fa acque limpide,

quella che fa che ti dica

queste parole così indegne ora,

quella che arriva come

arriva la notte e arriva il mattino,

come arriva a riva l’onda:

irrimediabilmente.

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12 aprile 2011

“I boschi situati nella mia proprietà nel territorio comunale di Oxford ospitano parecchi scoiattoli domestici. Il cacciatore che si sentisse troppo poco dotato, come conoscitore dei boschi o cecchino, per avvicinarsi a un pericoloso scoiattolo selvaggio, potrebbe sentirsi a suo agio con questi ultimi. Questi boschi fanno parte del pascolo occupato dai miei cavalli e dalle mie mucche da latte; inoltre, i ritardatari li troverebbero già affollati di altri cacciatori. Sono perciò pregati di non sparare a nessuno di loro.”

William Faulkner

[Oxford Eagle, 15 ottobre 1959]